BUONE VISIONI
La storia si svolge in Brasile nel Mato Grosso do sul. Le attività economiche della zona sono lo sfruttamento delle coltivazioni transgeniche dei terreni che un tempo appartenevano agli indios ora ai fazenderos e nelle visite guidate per turisti interessati al birdwatching.
Gli indios delle culture Guarani Kaiowá all’arrivo degli europei erano un milione e mezzo, oggi sono circa 30 mila, costretti in riserve, senza altra prospettiva se non quella di andare a lavorare in condizioni di semi schiavitù nelle piantagioni di canna da zucchero, o costretti a vivere nella polvere sterile delle riserve. In meno di trent’anni ci sono stati più di 500 suicidi, moltissimi giovani scelgono di morire nel poco che resta della foresta. E’ proprio il suicidio di due giovani ragazze a dar inizio alla storia. Nádio, la guida ascoltata di una comunità indio decide di non poter sopportare lo stillicidio dei loro giovani. Usa la propria autorità di capo e di uomo saggio per indurre un piccolo gruppo dei suoi a tornare nella terra da cui i fazendeiro li hanno cacciati. Inizia così una ribellione pacifica finalizzata a ottenere una restituzione delle terre indebitamente confiscate. Accanto a lui ci sono suo figlio e il giovane apprendista sciamano Osvaldo.
Due mondi contrapposti si fronteggiano. I fazenderos inizialmente reagiscono cercando di frenare le spinte più estremiste del loro campo ma comunque ben decisi a non cedere neppure un ettaro di terra agli indios. Da tre generazioni coltiviamo questi campi, dicono, lo facciamo per dar da mangiare agli esseri umani, si giustificano e i campi vengono spianati dall’aratro e chiusi con filo di ferro. Di fianco a quelle recinzioni, i ribelli piantano le loro tende, un ibrido di antica perizia e di nuova miseria: grandi teli di plastica nera sorretti con rami intrecciati. Si fanno una guerra prima metaforica e poi reale. Ma non cessano mai di studiarsi. A provare la “curiosità dell’altro” sono soprattutto i giovani. Una curiosità che avvicinerà il giovane apprendista sciamano Osvaldo alla figlia di un fazendeiro….
Con rispetto antropologico e umano, Bechis racconta una storia “inventata”, eppure tragicamente vera.
Eccellente film/documento bisognoso di attenzione e respiro che ..non sappiamo se gli saranno concessi.